Eppur si muove

La UEFA ha colpito le big in maniera pesante, finalmente

Il Manchester City sta alla UEFA come Google e Facebook stanno agli enti che si occupano di regolamentare Internet. Detto in parole povere, più sei potente più diventa difficile che tu venga punito per gli sbagli che commetti. Se la recente legacy della UEFA è stata spesso malvista e criticata per aver chiuso gli occhi troppe volte davanti agli inganni finanziari di City e PSG, la condanna dell’ente calcistico europeo di tre giorni fa ai danni del club inglese cambia le carte in tavola. Ribalta la situazione perché questa decisione è la prima forte presa di posizione di Čeferin nei confronti di una big, all’interno di un delicato argomento qual è il Financial Fair Play (FFP).

Per chi ancora non lo sapesse, l’FFP mira a far estinguere i debiti contratti dalle società calcistiche e ad indurle nel lungo periodo ad un auto-sostentamento finanziario. Introdotto nel 2009, è sì riuscito a ridurre pesantemente il debito generale delle squadre, ma ha anche aiutato a scavare una voragine economica tra le squadre di prima fascia e il resto dei team: i fatturati dei primi hanno continuato a salire, quelli dei secondi non sono spesso incrementati come speravano.

Detto questo, il Manchester City è stato condannato all’esclusione per due anni dalla Champions League, oltre al pagamento di una multa del valore di 30 milioni di euro. Sebbene la cifra per gli sceicchi emiratini sia irrisoria, tanto da affermare che con quei soldi ci pagheranno gli avvocati, quello che sorprende è il pensiero dell’assenza di Guardiola&Co dalla più importante manifestazione europea. Campioni come Agüero, De Bruyne e Sterling potrebbero in teoria lasciare Manchester e spezzare la magia di una delle squadre più forti e belle del mondo. Ad oggi per esempio, con la squalifica del City, lo Sheffield United potrebbe sognare la Champions, essendo a solo un punto di distanza dall’ipotetico quarto posto.

A quali cambiamenti porterà questa sentenza? Gli scenari che si aprono sono principalmente due, e uno di questi coinvolge anche dei club italiani. Il primo è che la caccia della UEFA alle big non si fermi qui, anzi: l’ente capo del calcio europeo potrebbe inseguire il PSG, al fine di racimolare consensi dopo aver inchiodato un altro pezzo grosso. Se ci riuscisse, questo significherebbe stravolgere il panorama calcistico continentale, che assisterebbe ad un flusso di campioni mai visto prima, perché si sa che nessun calciatore vuole rinunciare alla Champions per nulla al mondo. Sarebbe un Calciopoli 2.0, ad un livello ancora maggiore e di proporzioni ancora più inaudite.

Il secondo scenario vedrebbe la UEFA trasformarsi in un cacciatore a più livelli. Questo vorrebbe dire non condannare solamente i falsi a bilancio, bensì anche le tanto “amate” plusvalenze fittizie, da cui l’Inter ha ricavato cifre degna di nota nel corso delle ultime sessioni di mercato. Guardando i numeri relativi al 2018-19, scopriamo in realtà che i nerazzurri hanno raccolto “solo” 40 milioni, il Napoli 83 milioni, la Juventus 126 milioni, mentre la Roma ben 131 milioni di euro. Questo spiega come mai molti conti delle squadre italiane siano tutto sommato positivi, ma dai rumors che girano in questi giorni pare che la UEFA voglia porre fine anche a questo ulteriore torto perpetrato ai suoi danni.

Quello che si evince da questa situazione è che finalmente i potenti iniziano ad essere puniti per le scorciatoie prese negli scorsi anni. È comprensibile che i tifosi del Manchester City siano furiosi, ma la verità è che ogni volta che un club sbaglia va punito nella maniera corretta. Altrimenti, i deboli verranno sempre condannati mentre le big rimarranno spesso impunite. Questo non è accanimento contro nessuno: significa solo fare giustizia, molto semplicemente.

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