Qualche spunto prima dell’inizio di una nuova regular season

Se pensate che le previsioni sulla nuova stagione Nba vengano fatte nei giorni precedenti alla prima palla a due vi sbagliate parecchio. Ci sono intere redazioni che iniziano a dare i loro giudizi dall’inizio della Free Agency, ovvero dal 1 luglio, per continuare fino alla partenza della regular season. Quest’anno la free agency è stata davvero ricca di colpi di scena e ha contribuito ad aumentare l’attesa per una stagione che promette di essere davvero entusiasmante. Sarà molto probabilmente l’anno dell’equilibrio, dato che ci sono almeno 7-8 contender per il titolo, nonché l’annata delle coppie: addio “Big 3”, benvenuti “Big 2”. Irving-Durant, Leonard-George, James-Davis e Harden-Westbrook sono solo i principali duo che vedremo in azione sui campi di tutta America. Di fronte a questa incertezza, iniziare a riflettere su quello che accadrà nei prossimi sei mesi potrebbe aiutarci a capire, prima dell’inizio dei playoff, se ci avevamo visto lungo o meno in questi prime settimane d’ottobre.
Chi sarà l’MVP 2018-19?
Quest’anno, la battaglia per il premio individuale più ambito si giocherà tra Milwaukee e Los Angeles. Giannis Antetokoumpo e Kawhi Leonard, rispettivamente MVP e Finals MVP 2018, sono i giocatori più attesi alla riconferma: il primo viene da un Mondiale deludente con la sua Nazionale, mentre il secondo è pronto a vincere un ulteriore anello dopo quello ottenuto la scorsa estate con i Toronto Raptors.
“The Greek Freak” è pronto a ripetersi sugli stessi livelli della scorsa stagione, chiusa con una media di 27.5 punti, 12.5 rimbalzi e 5.9 assist di media a partita. Cifre talmente importanti che sono riuscite a trascinare i Bucks al primo posto ad Est, salvo poi essere eliminati alle Conference Finals dagli attuali detentori del titolo. La bruciante sconfitta in postseason ha completamente devastato Giannis, che probabilmente già al Mondiale aveva la testa alla prossima stagione NBA, in cui l’obiettivo dichiarato sono le Finals. I margini di crescita del ragazzo sono enormi, soprattutto nel tiro da 3, e con la quasi totale riconferma del roster, Brogdon a parte, Antetokoumpo può puntare al bersaglio grosso. Se Milwuakee farà la voce grossa in un Est leggermente impoverito, il fenomeno di Sepolia potrebbe fare man bassa di trofei.
Che Toronto non fosse la destinazione preferita di Kawhi Leonard, questo lo si sapeva già. Che “The Klaw” vincesse anello e MVP delle Finals un po’ meno, eppure l’attuale leader dei Clippers è riuscito a trarre il massimo da un’esperienza tanto breve quanto intensa com’é stato il suo passaggio a nord del confine. Ora Kawhi, dopo un’annata da 26.6 punti, 7.3 rimbalzi, 3.3 assist di media, è tornato nella sua Los Angeles, dove in fin dei conti ha sempre voluto giocare. Ma al posto di fare da spalla di Lebron ai Lakers ha scelto i Clippers assieme a Paul George, trasformandosi nella stella della franchigia favorita per la volata finale. Un recente sondaggio effettuato tra i 30 GM della Lega ha mostrato come LAC sia data come la probabile vincitrice mentre Leonard sia definito come la miglior ala piccola dell’NBA con il 62% dei voti.
Kawhi si è detto entusiasta della sua scelta: ora é compito di Doc Rivers far sì che sul volto del suo campione ritorni a esserci il sorriso del vincitore.
Quale sarà la sorpresa di quest’anno?
Dallas è da sempre un sinonimo di internazionalità quando si parla di NBA. Una sensazione che si è chiaramente alimentata nel corso degli ultimi vent’anni grazie alla figura di Dirk Nowitzki, senza dubbio il più forte giocatore tedesco ad aver mai giocato oltreoceano. La scorsa stagione in questo senso è stata storica e triste allo stesso tempo, perché se da un lato i tifosi dei Mavericks hanno assistito al ritiro del loro idolo, dall’altro hanno visto nascere una stella che dominerà la lega nei prossimi anni: Luka Doncic. Il play sloveno ex Real Madrid, capace di vincere Liga, Eurolega e MVP di quest’ultima a soli 18 anni, è sbarcato negli USA con l’aura del predestinato e si è confermato ad altissimi livelli nel suo anno da matricola (21.2 punti, 7.8 rimbalzi e 6 assist di media che gli sono valsi il Rookie Of The Year 2018).
Quest’anno i Mavs hanno aggiunto al loro arsenale un fenomeno come Porzingis, capace di mettere a segno 22.7 punti e 6.6 rimbalzi a partita prima di rompersi il crociato due anni fa. Il ritorno è stato lento e faticoso, ma le prime partite di preaseason ci hanno fatto rivedere quel talento che avevamo imparato ad ammirare. D’altronde, se l’hanno soprannominato “unicorno” non è un caso, perché pur essendo un ala grande è capace di tirare da 3 con grandi percentuali. Anche per questo motivo, la coppia Luka-Kristap è pronta a regalarci magie e a permettere a Dallas di tornare ai playoff dopo ben quattro anni.
Tolti i loro fantasmagorici pick&roll, Carlisle e Mark Cuban hanno allestito una squadra potenzialmente devastante soprattutto in vista del futuro. Tim Hardaway Jr è un interessante tiratore capace di mettere tra i 15 e i 20 punti ogni sera con un 40% dal campo, ma il giocatore che intriga di più è certamente Seth Curry, fratello del più famoso Steph. Un ragazzo che nonostante abbia un cognome incredibilmente pesante da portare riesce sempre a garantire 15 punti uscendo dalla panchina, con percentuali da 3 (43.9% nel 2018-19) da vero e proprio fenomeno. Se a tutto questo ci aggiungete un’icona come Boban Marjanović, che oltre ad avere le mani più grandi dell’NBA ed essere alto 231 cm, è anche uno dei giocatori più efficienti della lega, capace di tirare col 58.3% dal campo e con il 40% da tre, otterrete un mix esplosivo.
Insomma, Dallas ha le carte in regola per fare i playoff quest’anno. Dovesse andare male almeno avrebbero la certezza che il futuro sarà roseo, e questo dovrebbe mettere tutti d’accordo e rendere tutti felici.
Chi vincerà il Rookie of the Year?
Zion, Zion, Zion. Mai come quest’anno, il premio di Rookie of the Year è stato già vinto in partenza. A meno di infortuni incredibili o di delusioni cocenti, Zion Williamson dovrebbe già essersi assicurato il trofeo solamente guardando i suoi match in pre-stagione. 22.5 e 5.5 rimbalzi di media, a cui va aggiunto un 69.2% dal campo, dimostrano come il prodotto di Duke University sia pronto a conquistare il mondo. La scelta di New Orleans di costruirgli la squadra attorno, con gente come Ball, Ingram, Redick e Jrue Holiday, pare più azzeccata che mai sebbene un infortunio non permetterà a Zion di esordire in NBA assieme ai suoi compagni.
Fortunatamente per lui, il fenomeno di Salisbury non è solamente un ottimo cestsita bensì una calamita per il marketing di prima classe. Al Media Day le telecamere erano tutte per lui, e la scelta di firmare con Jordan come testimonial non ha fatto altro che aumentare l’hype attorno a lui. 75 milioni di dollari in 5 anni lo rendono il rookie più pagato della storia da un brand dopo l’accordo tra Lebron e Nike del 2003. Se tutto dovesse andare nel verso giusto, Zion potrebbe essere un mix spaziale tra due leggende del gioco, tanto sul campo quanto fuori.
L’NBA che inizia domani notte potrebbe essere la stagione più incredibile, equilibrata ed imprevedibile da qualche anno a questa parte. Avere 9-10 squadre che si sentono delle legittime candidate al titolo vuol dire che chiunque si sente minimamente interessato al basket americano rimarrà incollato allo schermo, sacrificando sonno ed impegni ogni settimana. D’altronde, National Basketball Association è sinonimo di pazzesco. O come direbbero gli americani, mindblowing.