Caos blaugrana

Il post Messi e Griezmann sono i principali grattacapi del Barça

Barcellona è nel caos. La sentenza della Corte Suprema spagnola di lunedì ha condannato i leader indipendentisti catalani a 9 anni di detenzione, punendoli per aver guidato il referendum (mai riconosciuto dallo governo) del 2017 nel quale si era votato per la secessione dalla Spagna. Una decisione di questo calibro ha chiaramente incendiato il clima in città, dando il via a violenti scontri tra polizia e manifestanti che hanno danneggiato anche il settore dei trasporti, causando lo stop di treni e metro diretti all’aeroporto e la cancellazione di centinaia di voli verso tutta Europa. La sentenza é stata ritenuta talmente offensiva dagli abitanti di Barcellona che anche il Barça stesso e Guardiola si sono sentiti in dovere di esprimere il loro enorme disappunto, affermando che la “prigione non è una soluzione” e che la scelta della Corte Suprema è un “attacco ai diritti umani”.

Se la situazione socio-politica è già esplosa, quella sportiva è sul punto di farlo. L’inizio di stagione dei blaugrana è stato altalenante, e in nessun match di questi due mesi la squadra di Valverde ha dato l’impressione di dominare l’avversario, anzi spesso ha dovuto rincorrerlo e rimontarlo. I principali crimini imputati al tecnico basco e alla società riguardano sia il mercato che il campo. Questioni scottanti che, se non verrano risolte velocemente, potrebbero mettere a rischio la permanenza sia dell’allenatore che del presidente Bartomeu.

Esiste davvero un post Messi?

La partita contro l’Inter ha mostrato due aspetti fondamentali di questo Barça: da un lato che l’abbondanza di talento aiuta sempre, dall’altro che quando si accende Messi la pericolosità della squadra triplica. Concentrarsi su quest’ultimo punto aiuta parecchio a capire l’andamento dei blaugrana negli ultimi tempi. Sembra quasi che dall’addio di Neymar, l’unico che poteva tentare di competere con l’argentino in quanto a talento, il Barcellona non sappia far altro che affidarsi completamente al suo capitano. Un atteggiamento contestabile soprattutto se si pensa agli altri componenti della rosa, gente come Dembélé, Griezmann e Suarez a cui sicuramente non mancano le qualità per risvegliare il club. Succede quindi che quando la Pulce non è in giornata, gli azulgrana sono completamente bloccati e senza idee, e quando riescono a vincere non è grazie a giocate corali bensì a colpi individuali.

Detto questo, individuare la causa di questo comportamento da parte del tecnico basco è piuttosto semplice. Valverde è senza ombra di dubbio un allenatore pragmatico, non certamente un filosofo come potevano essere Guardiola o Luis Enrique. Il suo Barcellona gli assomiglia, visto che è una squadra che ora antepone l’individualità al gioco di squadra, la giocata del singolo all’azione collettiva. Per questa ragione, l’ex coach dell’Atlethic Bilbao ha scelto di affidarsi completamente a Messi, scommettendo sul suo talento senza costruire un sistema che si adattasse ai giocatori a disposizione. Una scelta che paga finché il 10 è in campo, ma quando per qualsiasi motivo la stella polare del Barça è assente, la squadra va in confusione perché non ha un vero spartito da seguire, al contrario di quanto accadeva nelle gestioni precedenti.

Il problema principale che si profila all’orizzonte è il fatto che il fenomeno argentino ha compiuto 32 anni quest’estate, e sebbene sia ancora capace di vincere partite da solo e segnare gol magnifici, si sta, seppur molto lentamente, avvicinando verso la fine della sua carriera. Cosa succederà quando Leo non sarà più in grado, per qualsivoglia ragione, di mascherare i difetti strutturali del team con la sua qualità sopraffina? La crisi della Masía, le giovanili del Barcellona, non aiuta in questo senso, e l’aver prodotto un talento come Ansu Fati, non giustifica la scelta della dirigenza di trascurare così tanto un settore che negli anni ha prodotto alcuni dei migliori talenti del calcio mondiale. Una decisione che assume connotati politici, perché quando c’é in gioco la fiducia dell’elettorato nei tuoi confronti vincere aiuta a resistsere: ai giovani si penserà più tardi.

Acquisti politici, equivoci tattici

Quest’estate, quando il Barça stava tentando di acquistare Neymar dopo aver già preso Griezmann, molti si sono chiesti il perché di quest’operazione. Guardando il tutto dal punto di vista tattico, il ritorno del brasiliano non avrebbe fatto altro che creare ulteriore scompiglio nella testa di Valverde, costretto a lasciare in panchina uno tra Suarez e il francese per fare posto al brasiliano. Così facendo avrebbe portato ulteriori lamentele in uno spogliatoio il cui clima non è certamente disteso: anche per questi due motivi, il tecnico basco avrà tirato un sospiro di sollievo quando è venuto a conoscenza che O’Ney non avrebbe fatto ritorno in Catalogna.

Tralasciando i discorsi calcistici, il “Neymar II” avrebbe avuto un forte impatto politico. Al di là delle dichiarazioni di facciata, riportare l’asso verdeoro al Camp Nou avrebbe dato una notevole iniezione di fiducia alla presidenza Bartomeu, un uomo che storicamente non ha mai goduto della completa fiducia di tutto il mondo blaugrana. Ecco spiegato il motivo per cui il Barcellona ha tentato fino all’ultimo di concludere l’operazione, arrivando ad offrire al PSG giocatori come Rakitic e Dembelé oltre ad un conguaglio economico superiore ai 100 milioni.

L’arrivo di Griezmann, legato a quello mancato di O’Ney, va anch’esso in questa direzione. Dopo aver subito due brucianti eliminazioni in Champions League in due anni, perlopiù tramite due rimonte, quest’estate il Barça e il suo presidente volevano in primis riaffermare la loro potenza e il loro prestigio in campo europeo. Per fare ciò, l’unica possibilità era acquistare uno o più top player. Sfumato De Ligt, tacciato di superbia per aver a quanto pare chiesto lo stesso stipendio di Piqué, il Barcellona è andato direttamente a comprare il giocatore più forte che il mercato aveva messo a disposizione, vale a dire Griezmann, senza pensare alla struttura tattica della squadra o alle carenze nel reparto difensivo. Un acquisto con un effetto mediatico piuttosto evidente, ma che non ha scaldato i cuori dei tifosi quanto avrebbe fatto Neymar. Il problema, però, é che l’arrivo del francese non ha particolarmente entusiasmato né Messi né Suarez, che essendo grandi amici del brasiliano speravano che il suo ritorno potesse avverarsi.

La discesa di “Grizou” sul pianeta blaugrana ha aggiunto un’altra complicazione, non tanto relazionale quanto tattica. L’ex Atletico, infatti, viene ora impiegato da ala sinistra nel 4-3-3, e ogni volta che lo si vede in campo si nota come non sia la posizione più congeniale al suo talento. E se da un lato è vero che alla Real Sociedad partiva da sinistra per sfruttare le sue magiche capacità d’inserimento, dall’altro c’é da dire che ormai Griezmann si è evoluto in un calciatore diverso. Al giorno d’oggi, il francese si è accentrato notevolmente mostrando probabilmente le sue qualità migliori, ovvero le letture senza palla, la capacità di rifinire il gioco e la freddezza sotto porta. In due sistemi come l’Atletico e la Francia, “le Petit Diable” ha sempre avuto al suo fianco un giocatore abile nel gioco sporco che potesse renderlo libero di orchestrare i movimenti offensivi a suo piacimento, sia incontro alla palla che in profondità. Non a caso, i casi in cui il rendimento di Griezmann è stato più che positivo sono stati quando il francese si è mosso nelle zone centrali del campo, sia da prima sia in coppia con Suarez.

Valverde sta tentando di far conciliare tre talenti magistrali in un sistema che dall’esterno pare essere piuttosto fragile, soprattutto dal centrocampo in su. Che lo faccia perché ci crede seriamente, perché la società glielo impone o perché vuole dare spettacolo pur sapendo di compromettere l’equilibrio della squadra, questo lo sanno solo coloro che sono dentro all’ambiente Barcellona. Quello che si riesce a captare dall’esterno è il tentativo di un tecnico di sistemare le falle interne al sistema.

Il guaio in questo caso è uno solo: più settimane impiega a risolverle, meno tempo rimarrà al Barça per inserire il pilota automatico e andare in direzione dei trofei che contano.

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