Mentre il PSG conosce i suoi pregi e difetti, il Real sembra parecchio confuso
Ci sono serate in cui una vittoria o una sconfitta ti fanno capire a che punto della tua vita sei arrivato. Quella di mercoledì al Parco dei Principi ci ha permesso di comprendere che gli stati d’animo di Paris Saint Germain e Real Madrid sono completamente opposti.
Upgrade mentale
Il PSG ha giocato la partita perfetta. L’ha disputata contro un avversario che fino a quel momento era considerato la sua bestia nera, capace di vincere nelle ultime tre occasioni nelle quali i due club si erano affrontati. La prestazione è stata eccellente da parte di tutti, a partire da Icardi che esordiva da titolare con la nuova maglia. Il grande spirito di sacrificio dell’argentino è stato apprezzato sia da Tuchel che dalla stampa, che hanno visto più generosità del solito da parte dell’ex capitano dell’Inter.
Il tecnico tedesco si è presentato con il solito 4-3-3, ma a causa delle assenze di Neymar, Mbappé e Cavani ha dovuto ridisegnare principalmente l’attacco. La difesa e il centrocampo sono stati confermati, con Kimbempé al fianco di Thiago Silva e Marquinhos davanti alla difesa, mentre davanti il trio era composto da Icardi-Di Maria-Sarabia. Il “Fideo” ha siglato una doppietta in una serata da incorniciare, in cui ha mostrato ancora una volta il suo talento a tutti coloro che lo davano come un giocatore finito dopo il trasferimento in Francia.
Quello che però ha maggiormente sorpreso è stato Idrissa Gueye, autore di una partita eccezionale, come dimostrano le statistiche: 1 passaggio chiave, 90 palloni toccati, 94.5% di passaggi completati, 6 palloni recuperati e 4 tackle restituiscono l’immagine di un giocatore pronto a guadagnarsi la titolarità in un team pieno di stelle dal talento pazzesco.
Questo match ci dà l’idea di un PSG rinnovato in quanto a mentalità. Il mercato non è stato caratterizzato da spese folli, ma dalla voglia di dare profondità e qualità alla squadra, soprattutto a centrocampo. Gli acquisti di Sarabia, Herrera e Gueye si inseriscono in questo discorso, aggiungendosi ad una lista di grandi interpreti come Verratti, Paredes e Draxler. Se a tutto questo sommate il fatto che i parigini hanno schiantato i Blancos senza Neymar, Cavani o Mbappé in campo, capirete fin dove potrebbero spingersi in Europa. Magari quest’anno sarà la volta buona.
Che confusione
L’autoconsapevolezza è l’esplicito riconoscimento della propria esistenza, o almeno questo è quello che dice Wikipedia sull’argomento. In casa Real, sfortunatamente per loro, paiono non aver ancora capito che tipo di squadra sono o in che cosa si stanno trasformando. Zidane era tornato ad aprile come salvatore della patria per dimostrare che sarebbe riuscito a cambiare i giudizi di molti su di lui. Da quando ha iniziato a vincere col Madrid l’hanno tacciato di essere solo un gestore, ora vuole essere visto come un allenatore. Il mercato da 300 milioni, sontuoso e pomposo, sembrava andare nella direzione giusta, peccato che l’unico titolare tra i nuovi arrivati (Hazard, Jovic, Militão, Mendy) è solamente il fenomeno belga.
Il problema centrale è che non solo il Real non ha preso giocatori giovani e affermati che potessero sostituire quelli in fase calante come Modric, ma ha anche speso parecchio per lasciare i nuovi acquisti in panchina. A tutto questo si aggiunge il fatto che non è manco riuscito a vendere gli esuberi, Bale e James su tutti, ritrovandoseli molto presto in campo come titolari. Campioni come Marcelo, Isco e Asensio sono bloccati in infermeria, e se non si hanno i calciatori pronti a sostituirli tutto diventa più complicato.
Non è un segreto che i veri colpi di quest’anno sarebbero dovuti essere Mbappé e Pogba, tanto che uno tra Modric e Kroos era addirittura dato in partenza con le valigie in mano. Poi, per un motivo o per un altro, il disegno non si è realizzato e Zidane si ritrova a fare i conti con uno spogliatoio difficile da gestire e con dei tifosi che stanno iniziando a spazientirsi. Sebbene le cifre parlino chiaro (80% di vittorie nella prima era “ZZ”, 56% nell’attuale), la panchina del francese sembra ben salda.
Le prossime tre partite di Liga, Siviglia, Osasuna e derby al Wanda Metropolitano ci diranno molto sul futuro prossimo dei Blancos, sul quale grava, incombente, l’ombra di Florentino Pérez.
