5 domande sulla Champions ’19-20

Se ci si pongono quesiti sulla Champions c’é un solo motivo: lo spettacolo sta per (ri)cominciare

La Champions League ha troppi significati per essere inquadrata in una sola parola. Secondo Carlo Ancelotti “è una bella sensazione”, mentre per Massimiliano Allegri “è il palcoscenico ideale per fare una grande partita”. Per i semplici tifosi e appassionati di calcio, la coppa “dalle grandi orecchie” è la manifestazione che segna il ritorno del calcio dopo la sosta delle Nazionali. Le emozioni che si provano vivendola sono differenti da quelle per il campionato, forse perché non si gioca tutte le settimana, o magari perché è la competizione dove si riuniscono i giocatori e i team più forti del pianeta. Solo il Mondiale è capace di portare con sé una potenza di fuoco comparabile, ma il fatto che sia ogni quattro anni porta a dei picchi estemporanei di gioia che durano solamente un mese. La Champions, invece, dura da settembre a maggio e accompagna le evoluzioni di tutte le sue partecipanti, che iniziano a giocarla quando è ancora estate e raggiungono le loro vette prestazionali attorno ad aprile.

Per questa ragione, porci delle domande e darci delle risposte ora quando lo show non è ancora (ri)cominciato, potrebbe aiutarci non solo ad ingannare l’attesa, ma anche a confrontare i giudizi dati ora con quelli che si daranno a manifestazione terminata.

1. Alla luce del mercato estivo, chi parte favorito?

La caduta degli dei a Norwich non dovrebbe allarmare i tifosi del City, perché una sconfitta a settembre non pregiudica l’andamento di un’intera stagione. Pep ha a disposizione una squadra meravigliosa, dotata di ingranaggi ben oliati che migliorano di anno in anno, rendendo il giro palla sempre più fluido e i gol sempre più spettacolari. Detto questo, vediamo come la metà blu di Manchester si è mossa in estate per tentare di capire quanto potrebbe andare lontano in Europa.

I Cityzens, dopo aver completato uno storico back-to -back in Premier puntano al bersaglio grosso. Il mercato ha portato un solo grande acquisto, quel Rodri che fungerà da copia di un Fernandinho la cui qualità non può sempre coprire l’avanzare dell’età. L’ex Atletico è l’uomo perfetto per Guardiola, invisibile ma fondamentale per dare equilibrio alla squadra. Un giocatore difficile da saltare (1.2 dribbling subiti p90, il migliore dell’ultima Liga) ma che ha anche il compito di far ripartire l’azione attraverso filtranti verticali o aperture sulle fasce. Per il resto, l’altro movimento da segnalare è l’arrivo di Cancelo, che porta una qualità offensiva e un tasso tecnico superiore a quello di Danilo oltre a fornire un’ottima alternativa a Walker sulla destra.

Il resto della banda è fantastico, a partire da Ederson che è il perfetto esempio del portiere moderno, abile nel parare quanto nel gestire il possesso. I centrali difensivi rimangono ancora l’anello debole, soprattutto se si considera il recente infortunio che terrà Laporte fuori per circa 5 mesi, con Otamendi e Stones costretti a straordinari che potrebbero influire negativamente sul loro rendimento. Dal centrocampo in su è pura poesia, soprattutto se si hanno a disposizione dei talenti incredibili come David e Bernando Silva, De Bruyne, Sterling, Mahrez, Agüero e Sané, che per infortunio starà fuori fino alla fine di quest’anno solare.

Il girone con Atalanta, Dinamo Zagabria e Shaktar potrebbe rivelarsi più ostico del previsto, specialmente a San Siro e in Ucraina, ma questo non dovrebbe fermare l’avanzata dei Cityzens verso la fase successiva. L’importante a quel punto, come ammesso anche da Messi in una recente intervista, è essere capaci di segnare gol in trasferta perché senza di esse passare il turno diventa ogni volta più complicato. Se lo dice la Pulce, rimontato a Roma e Liverpool senza mai siglare una rete fuori casa, c’é da credergli.

2. Chi sarà l’MVP della manifestazione?

Non solo sarebbe facile dire Messi o Ronaldo ma oserei dire che sarebbe noioso quasi quanto il Pallone d’Oro prima del trionfo di Modric. Il possibile MVP della Champions potrebbe venire da Manchester, con il City che parte davanti nella griglia delle probabili vincitrici. Tolto il solito Agüero, che in Europa non perde certo il suo magico killer instinct, il premio potrebbe essere dato a Sterling o a De Bruyne.

La crescita del primo sotto Guardiola è stata fenomenale, tanto da renderlo una delle ali più forti del pianeta. Il giocatore che a Liverpool veniva deriso per i troppi gol sbagliati, quest’anno è partito a razzo segnando 5 gol nei primi 4 match di Premier League, mentre lo scorso anno aveva chiuso con 17 gol e 10 assist in 34 partite. Questo è il ritratto di un giocatore plasmato dalla mente geniale di Pep, in un percorso che potrebbe rendere Sterling la copia britannica di quello che era Pedro, un calciatore capace di esaltarsi e lasciare il proprio segno nei match chiave.

Il talento del belga invece non si scopre oggi, e nonostante un grave infortunio abbia inciso sul suo impiego lo scorso anno, ogni volta che è stato chiamato in causa De Bruyne ha fatto vedere ciò di cui è capace, soprattutto nel ritorno dei quarti con il Tottenham in cui si era reso protagonista di 3 dei 4 gol del suo club. La sua visione di gioco, la sua capacità innata di fornire assist di primissima qualità (16 assist in Premier nel 2017-18, 18 nel 2016-17) unita ad una propensione per il gol, restituisce l’idea di un giocatore completo e fantastico che rappresenta il meglio che una mezz’ala moderna abbia da offrire. Se riuscisse a completare un’annata al massimo della condizione fisica, le istantanee che potrebbe regalarci avrebbero qualcosa di spaziale come il giocatore che le ha prodotte.

3. Quale sarà il giovane da adocchiare?

Kai Havertz, centrocampista tedesco, classe ’99: segnatevi questo nome. Il futuro della Germania passa dalla sue mani, è il talento è tanto da essere paragonato a Ballack e Ozil, due che il loro segno sul calcio l’hanno lasciato. I complimenti di tutte le grandi personalità del mondo calcistico del suo Paese, da Sammer a Völler, sembrano aver dato un’ulteriore iniezione di autostima ad un ragazzo che pare già sapere di possedere dei mezzi tecnici fuori dall’ordinario.

Quello che si nota maggiormente dopo essersi visti una carrellata di video a lui dedicati su Youtube è la sua grande capacità di inserimento. Spesso, infatti, Havertz ama arrivare in area da fuori per poi colpire come meglio conviene, che sia di piede o di testa. Non pensate però di essere di fronte ad un calciatore fisico come Vidal, maestro negli inserimenti spesso conclusi in rete: Havertz non ha la struttura fisica (1.88 m per 83 kg) per praticare quel tipo di calcio, come dimostrano i duelli aerei (ne ha vinti 2.3 su 4.2 p90) e i contrasti (meno di 1 vinto p90) durante l’ultima Bundesliga.

Come altri suoi simili, sopperisce a queste mancanza con una tecnica sopraffina, ben visibile lo scorso anno (17 reti in 34 partite totali) nella doppietta al Werder Brema, un tocco sotto e uno di rabona, e nel gol al Norimberga nel quale ha sorpreso il portiere con un pallonetto. Se a questo aggiungete grandi capacità balistiche, che ricordano le gesta di Calhanoglu in maglia Leverkusen, otterrete un magico ibrido, un fenomeno che unisce un eleganza d’altri tempi a caratteristiche moderne come il perfetto tempo d’inserimento e il tiro da fuori.

Quello che viene da chiedersi ora è: reggerà l’evoluzione del calcio, sempre più teso verso calciatori che uniscono un atletismo impressionante ad un bagaglio tecnico straordinario (Pogba, Milinkovic-Savic, Dele Alli per intenderci)? Il girone di Champions con Juventus, Atletico e Lokomotiv Mosca potrebbe essere il banco di prova giusto per testare limiti e margini di miglioramento di un potenziale crack del football mondiale.

4. Quale sarà la sorpresa?

Siamo onesti: chi si aspettava che tre anni fa il Leicester sarebbe arrivato a un passo dalle semifinali europee, salvo poi cadere contro l’Atletico di Simeone? Penso che in pochi avrebbero scommesso sulle chance delle Foxes di andare avanti nella massima competizione continentale, eppure Vardy e compagni ce l’hanno fatta contro ogni aspettativa. Quest’anno, la squadra che potrebbe sorprendere e avanzare maggiormente é il Chelsea.

I Blues, guidati da una leggenda del club come Frank Lampard, si sono ritrovati con le mani legate dalla decisione della FIFA di bloccar loro il mercato per trasferimenti irregolari di minorenni. Questo ha da un lato costretto alla cessione di Hazard, che aveva comunque già manifestato l’intenzione di trasferirsi in una squadra più prestigiosa, mentre dall’altro ha obbligato l’allenatore a puntare sui giovani prodotti dall’academy che venivano spesso mandati in prestito altrove. Ragazzi come Mason Mount, Tammy Abraham e Fikayo Tomori hanno avuto fin da subito la loro occasione, riuscendo a ripagare la fiducia del tecnico con 11 gol complessivi in 5 match di Premier League.

Il resto della squadra è stato confermato in blocco: in difesa l’unica partenza è stata quella di David Luiz, mentre a centrocampo nulla è stato modificato, così come in attacco dove oltre al rientro di Batshuayi dal prestito si è aggiunto l’acquisto di Pulisic, stella della Nazionale americana in arrivo dal Borussia Dortmund.

Il 4-2-3-1 di Lampard, trasformato in un 4-3-3 in fase offensiva con Mount da mezz’ala, vede Jorginho prender palla poco più avanti della linea difensiva mentre Pulisic e Pedro si accentrano vicino a Giroud per fare spazio all’avanzata dei terzini che, una volta arrivati sul fondo, cercano di servire l’uomo più libero dentro o appena fuori dall’area. La punta francese diviene essenziale anche quando si tratta di premiare gli inserimenti delle mezz’ali, che spesso si appogiano a lui prima di farsi ridare il pallone e calciare in porta.

Insomma, pare che alcuni princìpi del Sarrismo non siano stati proprio dimenticati, mentre altri sono stati sostituiti in nome di un maggior pragmatismo che ricorda un certo José Mourinho. Dopo aver allenato il Derby County, questa è la prima grande sfida di Frank Lampard in panchina: il carisma certamente non gli manca, essendo stato capitano dei Blues per molti anni, ma allenare un club così importante è tutta un’altra storia. Guidarlo in Champions diventa ancora più complicato, soprattutto quando i risultati tardano ad arrivare. Se l’ex bandiera dei Blues vuole assicurarsi una lunga permanenza nel “suo” Chelsea, la gestione della pressione diventerà un aspetto fondamentale.

5. Quale destino per le italiane?

Per come è stata costruita negli ultimi due anni, l’italiana che dovrebbe avanzare maggiormente in Europa è la Juventus. La rosa è di prima qualità, sebbene il centrocampo paia inferiore alle altre big, e la profondità garantita dalla permanenza di talenti come Dybala e Bernardeschi dà a Sarri la possibilità di gestire la rosa al meglio, cosa che a Napoli non gli era spesso riuscita. Certo, dopo tre uscite di campionato non è tutto rose e fiori: gli infortuni di Chiellini e Douglas Costa hanno tolto due pedine fondamentale all’undici titolari, e il Sarrismo è una filosofia di gioco che necessita di tempo per essere espressa al meglio. Ciononostante, i bianconeri hanno aggiunto calciatori di primissimo livello come De Ligt, Ramsey e Rabiot, hanno ancora Ronaldo oltre ad aver riaccolto un leader emotivo come Buffon: questi nomi bastano per mettere paura alle avversarie e per candidare CR7 e compagni alla vittoria finale.

Dietro la Juve scattano Napoli e Inter, che dopo il mercato estivo hanno l’obbligo di andare più avanti possibile nella competizione. Ancelotti proverà a migliorare il risultato dello scorso anno quando arrivò a qualche centimetro dalla qualificazione agli ottavi, impeditagli solo dalla prodezza di Alisson. La squadra è stata rafforzata a dovere, gli arrivi di Manolas e di Lozano sono colpi eccellenti ai quali si aggiungono buoni innesti come Di Lorenzo e Llorente, uomo di Champions mai come ora. L’esordio con il Liverpool sarà già indicativo della forma che prenderà il gruppo, e se gli Azzurri dovessero partire bene sarà difficile negare loro il passaggio agli ottavi.

L’Inter, dal canto suo, pare portarsi dietro una curiosa dose di sfortuna, dato che è riuscita a prendere un girone comunque complicato anche questa stagione. Se la scorsa era stata messa assieme a Barcellona, Tottenham e PSV, quest’anno è stata sorteggiata con Barcellona, Borussia Dortmund e Slavia Praga. La rosa si è rinforzata, i grandi nomi richiesti sono arrivati sia in campo che in panchina: ora toccherà a Conte, Lukaku e Godin guidare il club in una manifestazione così prestigiosa. Se il resto della squadra sposerà in pieno le idee del tecnico, vedere l’Inter agli ottavi di finale non sarebbe certamente strano.

Ultima ma non meno importante è l’Atalanta, che dopo una stagione strepitosa chiusa al 3º posto si è meritatamente garantita l’accesso a questa Champions. Visto l’impegno così importante, la famiglia Percassi ha voluto accontentare Gasperini con giocatori di qualità ed esperienza come Muriel e Kjaer. L’ossatura della squadra è rimasta, a partire dal Papu Gomez e da Zapata chiamati alla riconferma, stavolta in campo continentale. Il girone con Manchester City, Shaktar e Dinamo Zagabria non è proibitivo, ma questo non deve far pensare ai nerazzurri che sia tutto facile. L’esperienza europea non è infatti dalla loro parte, e giocare contro avversari più abituate ad atmosfere di un certo calibro potrebbe far vacillare le certezze dei ragazzi di Gasperini. Nonostante tutto, l’Atalanta rimane forse la squadra che esprime il miglior calcio in Italia, e Champions o campionato che sia non devono limitarla ad esprimersi come tutti sappiamo. Se le basi sono solide, il resto verrà di conseguenza.

Oggi è il grande giorno, il primo giorno di scuola per tutti. Sarà un avventura interessante, appassionante, in alcuni casi drammatica. Un microcosmo, una vita in miniatura chiamata Champions League. Un’esperienza da godersi al massimo, dal primo all’ultimo minuto.

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